Gli Italiani raccontano l’Egitto, gli Egiziani raccontano Italia

Accademia d’Egitto ROMA – Marzo 2012

 

Si è conclusa il 15 marzo all’Accademia d’Egitto la rassegna “Specchi Riflessi” Conferenze, proiezioni e mostre di artisti italiani accomunati dall’amore per una delle più antiche civiltà del mondo.

Italia ed Egitto allo specchio. Il titolo racchiude in sé‚ il suo stesso significato, “Specchi Riflessi”: come gli italiani percepiscono l’Egitto e come gli egiziani percepiscono l’Italia. “Amiamo di più noi stessi se riusciamo a guardarci attraverso gli occhi di chi abbiamo di fronte” spiega  Ahmed Mito, direttore dell’Accademia d’Egitto “Così dovrebbe accadere anche tra i popoli, quando la gente entra in contatto e si crea uno scambio culturale vero e profondo. Le differenze non allontanano ma avvicinano perché diventano fonte di arricchimento”. Nella serata di apertura, giovedì 23 febbraio, è stato proiettato in anteprima il documentario “Gli Italiani d’Egitto” di Sherif Fathy e Ramona Di Marco. La giornata di venerdì 24 febbraio ha avuto un respiro storico-archeologico, con una visita al museo egizio ed una conferenza dal titolo “L’antica civiltà egizia”.

Pietra Quadrangolare. Dallo studio sull’archeologia storica romana in Nord Africa nasce la passione per gli obelischi di Carmine Perito, attraverso i suoi scatti, ci offre frammenti d’Egitto nelle piazze di Roma: “Gli obelischi arrivavano inizialmente come bottini di guerra, poi in epoca romana i nobili hanno iniziato ad abbellire le proprie case con gli opere più piccole che nessuno conosce”.

Piramide di pace e di luce. Un obelisco centrale alto 286 metri, un muro a quadrilatero di 230 metri per lato e 500 fasci di luce che vanno a raccogliersi sotto il vertice dell’obelisco formando le 4 pareti luminose. Sul terreno a cielo aperto le bandiere di tutto il mondo. Questo il progetto di  Ottavio Fabbri. Una grande piramide fatta di luce, da costruire nella valle di Giza, al Cairo, per completare la sequenza delle stelle di Orione formata da Cheope, Chefren. “Originariamente le piramidi di Giza erano ricoperte di alabastro che catturando i raggi del sole le faceva risplendere come antichi gioielli” spiega l’artista “Oggi grazie alla tecnologia possiamo creare una vera piramide di luce, un monumento immateriale e simbolico che trasmetta un messaggio di fratellanza e dia luce al nuovo Egitto”.

In Linea d’Ombra. Frammenti fotografici dell’Egitto. La personale di Nicolò Tassoni Estense è un viaggio attraverso il dedalo di strade del vecchio Cairo, alla ricerca di luci ed ombre che caratterizzano questo Paese affascinante e misterioso. “Il bianco e nero permette di esaltare la luce straordinaria di questi luoghi e di cogliere la stratificazione del tempo, il senso di eternità di cose che si modificano restando in realtà sempre uguali a sé stesse”.

Il mio Egitto. Biagio Landi presenta una serie di sculture fortemente evocative che ripercorrono la storia della cultura egizia dalle origini ai giorni nostri: “Ho voluto dare risalto alle figure secondo me emblematiche, dallo schiavo portatore al mummificatore, senza le quali oggi non avremmo importanti testimonianze di questa culla della civiltà”. Le ultime opere incarnano lo spirito della rivoluzione. InContaminazione corpi uniti si rialzano ed innalzano liberandosi dai legacci che per tanto tempo li hanno tenuti imbrigliati. Un’altra stella è una mummia che si spoglia delle sue bende e protende il braccio-piramide verso l’alto, a indicare una nuova luce.

Fonte dell’articolo: piuculture.it